Fiera della realizzazione dell’App la ministra per l’Innovazione Paola Pisano afferma che “neanche Google riuscirebbe a sviluppare Immuni in 70 giorni”.
L’App si preannuncia molto ambiziosa nel suo obiettivo, quello di farci tornare a vivere normalmente senza rinunciare alla nostra privacy. Immuni, come possiamo leggere anche sul suo sito ufficiale Immuni , è stata progettata e sviluppata ponendo grande attenzione alla tutela della privacy.
I dati, raccolti e gestiti dal Ministero della Salute e da soggetti pubblici, sono salvati su server che si trovano in Italia.
Effettivamente se andiamo a scaricarla noteremo che non viene richiesto il numero di cellulare, l’indirizzo di posta è l’unico dato che transita nell’applicazione è un ID, cioè un numero casuale generato dall’applicazione del nostro dispositivo che noi comunichiamo agli altri dispositivi. Questi codici rimangono nell’apparecchio e soltanto nel momento in cui un soggetto risulta positivo viene comunicato il suo ID anonimo, in modo da allertare le persone che sono venute in contatto con lui. L’applicazione è stata realizzata nel rispetto di tutti i principi che sono stati individuati dalla Commissione e dai Garanti Europei.
Veniamo al dunque, come funziona?
Una volta installata dall’utente A, l’app fa sì che il suo smartphone emetta continuativamente un segnale Bluetooth Low Energy. Il segnale include un identificativo di prossimità. Lo stesso vale per l’utente B. Quando A si avvicina a B, gli smartphone dei due utenti registrano nella propria memoria l’identificativo di prossimità dell’altro, tenendo quindi traccia di quel contatto, incluso quanto è durato approssimativamente e a che distanza erano i dispositivi dei due utenti. Supponiamo che, successivamente, l’utente B risulti positivo al COVID-19. Con l’aiuto di un operatore sanitario, B potrà caricare su un server delle chiavi crittografiche dalle quali si può derivare il suo identificativo di prossimità. Per ogni utente, l’app scarica periodicamente dal server le nuove chiavi crittografiche caricate dagli utenti che sono risultati positivi al virus, deriva i loro identificativi di prossimità e controlla se qualcuno di quegli identificativi corrisponde a quelli registrati nella memoria dello smartphone nei giorni precedenti. In questo caso, l’app dell’utente A troverà l’identificativo casuale di B, verificherà se la durata e la distanza del contatto siano state tali da aver potuto causare un contagio e, se sì, allerterà A.
Immuni è ora scaricabile anche dalla maggior parte dei dispositivi Huawei e Honor, che per via di una versione modificata di Android ne avevano finora reso impossibile l’utilizzo.
Operativa in Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia; dovrebbe essere attivata in tutta Italia dal 15 giugno.